MALATTIE E CURE

DIAGNOSI E CURE DELLE MALATTIE

Che cos'è la conta delle cellule endoteliali?

Che cos'è il Cross-Linking

Il Calazio

Che cosa la blefaroplastica?

Interventi Laser per correggere tutti i difetti visivi

Contattologia Clinica e Pediatrica

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Conta delle cellule Endoteliali

Yang Laser per terapie oculari


 


CHE COS'E' LA CONTA DELLE CELLULE ENDOTELIALI?

La conta della cellule endometiali é un esame non invasivo che, tramite un microscopio speculare, consente di effettuare un'analisi morfologica e numerica delle cellule endoteliali che costituiscono lo strato più profondo della cornea.

 

Come si esegue?

Il paziente è seduto di fronte allo strumento, con il mento e la fronte appoggiati su appositi supporti. È necessario che il paziente resti con l'occhio fermo ed aperto a fissare una mira luminosa, mentre l'immagine viene acquisita dall'operatore in pochi secondi.

 

A cosa serve l'esame?

La conta delle cellule endoteliali é un esame indicato soprattutto in previsione di un'intervento di cataratta, per conoscere la tolleranza dell'occhio all'insulto chirurgico, per documentare lo stato corneale prima e dopo trapianto di cornea, nella chirurgia refrattiva e in caso di patologie corneali.


Cosè il Cross-Liking?

Il cross-linking è una terapia impiegata per trattare il cheratocono, malattia oculare caratterizzata da un indebolimento della cornea. Essendo meno resistente, la superficie trasparente dell’occhio che sta davanti all'iride tende, infatti, a sfiancarsi e ad assottigliarsi, assumendo una caratteristica forma a cono (distrofia corneale detta ectasia).


In cosa consiste?

Si rafforza la cornea creando nuovi legami tra le fibre collagene che la costituiscono; così aumenta la sua resistenza meccanica. Questo avviene grazie all’azione di una vitamina, la riboflavina (vitamina B2) che, sottoposta all’azione dei raggi ultravioletti, rende più rigida la cornea stessa.


Chi si può sottoporre a questa tecnica?

Questa tecnica è destinata a pazienti giovani colpiti recentemente dalla malattia (cheratocono in stadio non avanzato ma generalmente in progressione). Per sottoporsi al trattamento, tuttavia, la cornea deve avere delle caratteristiche specifiche (spessore adeguato, opacità di un certo tipo, ecc.). I limiti di età non sono rigidi, poiché sarà l’oculista a dover valutare il singolo caso. La patologia è spesso progressiva, ma tende a stabilizzarsi dopo i 40-50 anni. Tuttavia, secondo uno studio effettuato per quattro anni su 400 occhi, i risultati migliori sono stati ottenuti nella fascia d'età compresa tra i 18 e i 39 anni*.


Quali sono i vantaggi del cross-linking?

Diversamente dal laser, che rimodella la superficie corneale, il cross-linking rende la cornea più robusta (in particolare lo strato detto stroma) e ha come obiettivo il rallentamento o il blocco della progressione della patologia. Si hanno anche dei miglioramenti refrattivi dovuti alla minore protusione della cornea che, essendo più rigida, si oppone maggiormente alla pressione dell’occhio; poiché diventa più piatta si riduce l’astigmatismo.


Che tecniche esistono?

Attualmente si effettuano due procedure differenti:

1) tecnica epi-off: trattamento tradizionale con cui viene inizialmente rimosso l'epitelio corneale prima dell'irradiazione della riboflavina con raggi ultravioletti (UV);

2) tecnica epi-on: l'La superficie trasparente dell'occhio è la corneairradiazione avviene senza l'asportazione dell'epitelio corneale; tale tecnica risulta, quindi, più idonea per persone con cornee troppo sottili che non si potrebbero sottoporre alla precedente procedura classica.


Quali sono gli effetti collaterali?

Gli effetti collaterali sono, in generale, molto pochi e sono legati alla procedura. Nel cross-linking epi-off l'asportazione dell'epitelio corneale può aumentare il rischio di infezioni (l’epitelio è la prima barriera esterna dell'occhio) e creare, quindi, più disagi dopo l'operazione, quando viene applicata una lente a contatto protettiva. Tale tecnica è in uso dal 2004 e fino ad oggi non si sono accertati rilevanti effetti collaterali nei pazienti sottoposti a terapia secondo il protocollo. Però è fondamentale che l’intervento venga eseguito da mani esperte e in ambiente sterile. Con la tecnica epi-on, invece, si lamentano meno fastidi dopo l'operazione e non dovrà essere applicata la lente a contatto di protezione; tuttavia si otterrà una minore penetrazione della riboflavina nella cornea (a livello dello stroma) e, quindi, il risultato potrebbe essere meno soddisfacente.


Come avviene l’intervento?

Si esegue in anestesia topica (collirio anestetico), si effettua l’asportazione del primo strato della cornea (epi-off) oppure non si effettua l'asportazione dell'epitelio (epi-on), si irriga la cornea con la riboflavina (sostanza fotosensibile che viene somministrata sotto forma di un collirio denso a bassa temperatura) e si irradia la cornea in modo mirato con un fascio di raggi ultravioletti. La procedura dura mediamente trenta minuti circa. Alla fine dell’intervento si applica una lente a contatto morbida solamente se è stato rimosso l'epitelio corneale.


Quanto dura l’effetto del trattamento?

Secondo alcuni studi il trattamento può essere efficace dai 3 ai 10 anni. La tecnica ha una durata soggettiva e può essere ripetuta. Essendo tuttavia una tecnica relativamente recente, per maggiori informazioni bisognerà attendere ulteriori studi condotti per periodi ancora più lunghi.



IL CALAZIO

IL CALAZIO È UNA NEOFORMAZIONE BENIGNA O UN NODULO, INDOLORE, CHE SI FORMA ALL'INTERNO DELLA PALPEBRA SUPERIORE O INFERIORE.

I calazi sono il risultato di infiammazioni delle ghiandole palpebrali, generalmente non di tipo infettivo. Questi noduli, simili a cisti, si formano infatti all'interno di ghiandole palpebrali che servono per produrre grassi (ghiandole di Meibomio).

All'interno di un calazio possiamo ritrovare pus e quelle secrezioni grasse (lipìdi) che normalmente aiutano a lubrificare l'occhio ma che, per l'ostruzione della ghiandola che li contiene, non possono più defluire.

Molti calazi finiscono per drenarsi spontaneamente, facendo sì che la patologia si possa risolvere da sola. Tale processo viene facilitato da periodici impacchi caldi e delicati massaggi della palpebra in cui è presente il calazio.

Tuttavia, alcuni calazi persistono per diverse settimane e crescono fino a diventare così grandi da creare dei disagi estetici significativi. I calazi più grandi, inoltre, possono premere sulla cornea, determinando una temporanea irregolarità sulla superficie dell'occhio e inducendo, così, un difetto visivo noto come astigmatismo, che causa una relativa diminuzione della vista.

Se il calazio non si risolve spontaneamente, può essere necessaria l'escissione chirurgica.

PERCHÉ SI FORMA IL CALAZIO?

Non sempre è possibile identificare una causa per il calazio. Tuttavia, i calazi sono più comuni nei pazienti con blefarite (infiammazione delle palpebre) e con rosacea.

Le persone con rosacea, caratterizzata da arrossamento del viso e lievi neoformazioni sotto la pelle (papule e pustole), sono inclini ad avere alcuni problemi agli occhi, come la blefarite cronica ed i calazi.

La rosacea, infatti, può colpire anche le palpebre, le congiuntive (sottili membrane trasparenti che rivestono la superficie oculare), le cornee (la parte anteriore e trasparente dell'occhio) e le sclere (il bianco dell'occhio).

Tutte queste manifestazioni della rosacea a carico delle strutture oculari sono complessivamente indicate come rosacea oculare. Le cause della rosacea stessa possono essere difficili da individuare, anche se i principali indiziati sono fattori ambientali ed ereditari.

Alcuni microrganismi che vivono alla base delle ciglia, inoltre, possono esacerbare le infiammazioni del margine palpebrale, contribuendo alla formazione dei calazi.

COME SI CURA IL CALAZIO?

In coloro che sono inclini a sviluppare calazi, il medico oculista può prescrivere terapie preventive, come la pulizia delle palpebre, l'applicazione di farmaci per via topica (applicati direttamente sulle palpebre) o l'assunzione di farmaci per via orale, al fine di migliorare quelle condizioni di base che possono favorire la formazione dei calazi.

Il farmaco più comunemente prescritto per via orale per la blefarite e la disfunzione delle ghiandole di Meibomio è la doxiciclina (un antibiotico). A volte vengono prescritti anche farmaci a base di tetraciclina e minociclina, che fanno parte della stessa famiglia di antibiotici. Va detto, però, che la doxiciclina tende ad essere meglio tollerata.

Gli antibiotici topici e orali, invece, sono poco efficaci quando i calazi sono già sviluppati, dato che questi non hanno generalmente componenti infettive attive che richiedano questo tipo di approccio.


Se si sviluppa un calazio, suggerirei soprattutto di applicare impacchi caldi ed umidi sulla parte esterna della palpebra chiusa, per favorire il drenaggio dalla ghiandola sebacea ostruita.

I calazi piccoli e poco appariscenti possono non richiedere alcun trattamento. Tuttavia, alcuni calazi, causati dall'ostruzione completa di una ghiandola palpebrale, non si risolvono da soli. Questi possono rimanere a tempo indeterminato o addirittura crescere.

Nel caso in cui ci si trovi di fronte ad un calazio fastidioso e persistente, è possibile sottoporsi ad un semplice intervento chirurgico ambulatoriale per l'asportazione.

In tali circostanze, utilizziamo l'anestesia locale per addormentare la zona prima di fare una piccola incisione, di solito sotto la palpebra, per rimuovere il contenuto del calazio senza lasciare cicatrici visibili.

Una procedura alternativa consiste nell'iniettare il calazio con corticosteroidi per consentirne un più rapido svuotomento. Un effetto collaterale potenziale dell'iniezione di steroidi è lo schiarimento della cute dell'area trattata, che può essere un problema nelle persone con pelle più scura.